GDPR 2018: come influenzerà il digital marketing? Come può divenire un’opportunità per la tua azienda?

Mancano ormai poche ore al 25 maggio, data in cui il mondo dei dati personali, e, di conseguenza, anche e soprattutto il web, subirà modifiche pesanti.

Il GDPR 2018 acquisirà diretta applicabilità proprio a partire da quel giorno e porterà non poco scompiglio tra le piccole e grandi aziende, che dovranno adeguarsi a normative decisamente più rigide rispetto a quelle vigenti ad oggi. Come un uragano, questo regolamento si abbatterà su ogni settore lavorativo, compreso quello del digital marketing. E tu, sarai pronto ad affrontarlo?

Desideri conoscere con certezza in che modo il GDPR influenzerà la tua strategia e a cosa dovrai fare maggiormente attenzione per non lasciarti travolgere da questo uragano? Questo articolo nasce proprio con lo scopo di approfondire questo regolamento completamente innovativo, per permetterti di muoverti il più in fretta possibile, onde evitare importanti ripercussioni sulla tua attività. Ti ho un po’ spaventato, vero?  Non ti preoccupare, grazie a questa guida dormirai sonni tranquilli. 

Contenuti in breve:

Cos’è il gdpr e a cosa serve?

Negli ultimi mesi il GDPR è tornato sulla bocca di tutti, soprattutto dei titolari delle aziende, che si sono ritrovati implicati in una serie di modifiche da apportare al loro metodo di lavoro per riuscire a rientrare appieno nelle nuove regole. Ma cos’è, esattamente, il GDPR (General Data Protection Regulation) e perché crea così tanta inquietudine il solo pronunciarne l’acronimo? In pratica, si tratta di un regolamento che si riferisce alla protezione dei dati personali e alla privacy che coinvolge tutte le aziende che svolgono movimenti dentro e fuori i confini dell’UE. Questo nuovo regolamento, che avrà decorrenza ufficiale dal prossimo 25 maggio, è stato approvato dal Parlamento dell’UE poco più di 2 anni fa, nell’aprile del 2016, e sostituisce la direttiva del lontano 1995. Grazie al nuovo GDPR, saranno presenti delle leggi “standard” e uniche per tutte le imprese e non si cadrà nella confusione generata dalla creazione di norme interne ad ogni singolo Stato dell’UE.

Fino a qui, sembrerebbe tutto ottimo: cosa c’è di più bello di poter garantire la reale protezione dei dati personali dei tuoi clienti? Penserai, magari, che sia sufficiente rinchiudere in cassaforte le password che utilizzi in azienda per accedere ai database e il gioco è fatto. Purtroppo (o per fortuna, vedila da entrambe le parti!) non è così semplice. Ciò che davvero spaventa chiunque possieda un’azienda è il fatto che le norme contenute nel nuovo GDPR siano molto rigide. E che comportino sanzioni davvero pesanti.

Tutto è nato, infatti, dalla reale preoccupazione manifestata dagli Stati europei in materia di protezione dei dati personali. Il regolamento del ‘95, realizzato in un’epoca completamente diversa da quella attuale, in cui il web è divenuto il centro attivo del commercio, non bastava a rendere sicuri al 100% i consumatori. Secondo il RSA Data Privacy & Security Report, che si è adoperato per intervistare 7.500 utenti provenienti dai maggiori Stati membri dell’UE (Italia, Germania, Regno Unito, Francia) e dagli USA, l’80% dei consumatori teme la perdita di dati bancari e finanziari sulla Rete. Allo stesso modo, il furto di password e informazioni sull’identità (numero di carta d’identità o di passaporto o codice fiscale), preoccupa il 76% degli utenti. Si tratta di statistiche da non prendere sottogamba, soprattutto per gli imprenditori: la maggior parte dei consumatori (il 62%), in caso di smarrimento dei propri dati, si infurierebbero (non è dato a sapere se solo a parole o per vie legali) con l’azienda e non con l’hacker. Il che rende, ovviamente, tutto più drammatico.

È proprio per rendere più sicuro il trasferimento di dati che nasce il nuovo regolamento GDPR, con il quale le aziende divengono responsabili delle proprie azioni in questo ambito. Nel bene e nel male. E le multe sono da far venire la pelle d’oca: infatti, possono arrivare a contare fino a 20 milioni di euro o corrispondere al 4% delle entrate annuali dell’impresa. Inoltre, possono intervenire anche sanzioni penali. Insomma, si tratta di pene pecuniarie e non, che spaventano anche le maggiori aziende del mondo.

Per tutti questi motivi è fondamentale conoscere bene il regolamento e sapere su cosa puntare per evitare di perdere dati importanti e di cadere in sanzione. Per il momento abbiamo approfondito la “teoria”; ora passeremo alla pratica. Quali sono i dati a cui il GDPR si riferisce? Si tratta non solo di informazioni identificative (nome, cognome, numero di carta d’identità), ma anche dati Internet (per esempio, indirizzo IP e la localizzazione) e quelli che vengono definiti “dati sensibili”: opinioni politiche, orientamento sessuale e via dicendo. Come puoi notare, attraverso il GDPR viene tutelata la persona in tutto e per tutto: non si tratta solo di prestare attenzione a non perdere il numero del conto corrente e il PIN della carta di credito, ma c’è molto di più. È anche per questo che il regolamento spaventa particolarmente: molteplici sono gli aspetti a cui fa a capo e l’intera azienda – non solo il titolare, ma anche il suo staff – deve rispettarlo in modo puntiglioso e deciso. Tieni presente, infatti, che appena un anno fa The Economist ha definito i dati personali come “la risorsa più preziosa del mondo”. In virtù di questo, proprio come il diamante più grande del mondo, i dati sono di frequente a rischio di furto ed è necessario fare il possibile per evitare che questo succeda.

Se stai pensando che il nuovo regolamento sulla protezione dei dati sia una grande seccatura, forse potresti anche avere ragione. Ciononostante, il GDPR 2018 è un’azione fondamentale all’interno di un mondo che è stato colonizzato dai computer. Infatti, da un lato tutela il consumatore, che ora ha la facoltà di decidere a chi e in che modo “offrire” i propri dati; dall’altro lato, rende più chiari e trasparenti i comportamenti che un’azienda deve tenere per garantire il massimo della sicurezza ai propri clienti o potenziali clienti. Fermo restando che i sistemi di protezione non potranno mai essere efficaci al 100% e che ci sarà sempre un hacker più furbo di te, ridurre al minimo il rischio di trasmettere in giro per il web dati personali e sensibili è fondamentale per un’azienda.

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In che modo il gdpr influenzerà il digital marketing?

I dati personali, nel mondo del digital marketing, risultano elementi essenziali: poter disporre di un buon numero di indirizzi e-mail può portare, attraverso la newsletter, ad assicurarsi un buon numero di potenziali clienti; se poi si ha optato per un’attività di SMS marketing (a proposito, non perderti l’articolo dedicato!), inserire centinaia di numeri di telefono nel proprio database ci renderà sicuramente più felici. Per non dimenticare i cookie, che tracciano il percorso dell’utente all’interno del sito e che, perciò, risultano fondamentali per capire dove colpirlo. Però (sì, c’è un però!) è anche giusto seguire una serie di linee guida precise per assicurare la massima sicurezza a chiunque sia interessato alla tua attività e decida di rilasciarti i propri dati.

A questo proposito, partiamo dal presupposto che, secondo uno studio condotto da Trust e Ncsa nel 2016 riguardo la privacy dei consumatori, il 41% dei marketer ammette di non comprendere appieno le diverse norme sulla protezione dei dati. E, come abbiamo visto, è anche per venire meno a queste carenze che nasce il GDPR 2018. Ma in che modo la nuova regolamentazione influenzerà il digital marketing? Scopriamolo assieme!

Nella pratica, coloro che rientrano nel settore del marketing, dovranno preoccuparsi principalmente di 4 elementi:

  • Autorizzazione dei dati. Ti faccio subito una provocazione: in questo momento, quando, per esempio, crei le diverse newsletter per la tua attività, a che indirizzi e-mail le invii? hai una lista specifica per chi ha richiesto espressamente questo servizio o le mandi indistintamente a tutti coloro che hanno acquistato qualcosa nella tua azienda, coloro che si sono dimostrati interessati ai tuoi prodotti anni e anni fa o ai contatti recuperati alle fiere? per quanto riguarda questi ultimi 3 casi, sei sicuro che chi compra un prodotto da te o ti rilascia il suo contatto ad una fiera, voglia anche ricevere continuamente le tue e-mail? Sono quasi sicura che tieni ancora nel tuo database indirizzi e-mail di un decennio fa, a cui invii qualche e-mail ogni tanto perché “non si sa mai che prima o poi tornino a comprare da me”. Ecco, l’autorizzazione al trattamento dei dati agisce proprio in questo contesto: il team marketing della tua azienda dovrà richiedere esplicita conferma al cliente o potenziale tale per l’adesione a questo servizio, che viene considerato promozionale al 100% e non solo informativo. La soluzione al problema in questo caso è relativamente semplice: perché non aggiungere un quadratino da spuntare per l’adesione a ricevere periodicamente notizie sotto il form di contatto? Ricorda, infatti, che non potrai inviare più nessun tipo di e-mail senza poter dimostrare che il destinatario ha acconsentito a riceverle!

  • Diritto all’accesso ai dati. Passiamo ora allo step successivo: un cliente ha acconsentito a voler ricevere tue notizie periodicamente e, di conseguenza, tu hai accesso ai suoi dati personali (ne conosci quantomeno il nome, cognome e indirizzo e-mail e/o numero di cellulare). Ebbene, in ogni momento lui può chiedere al responsabile dei suoi dati una serie di informazioni riguardanti: quando e quanto li hai utilizzati? perché li hai usati? in pratica, il tuo cliente ha il diritto di tenere monitorato in maniera costante il modo in cui tu utilizzi il suo indirizzo e-mail e tutte le altre informazioni che ti ha concesso. Secondo questa normativa, ogni azione che compirai dovrà avere uno scopo e una funzionalità ben precisa, che, ovviamente, convinca l’utente.

  • Focus dei dati. Il gdpr ti chiede, infine, di prestare attenzione a quali dati richiedi ai tuoi clienti. Prova a pensare: ti è davvero così utile conoscere quale numero di scarpe indossa se gestisci una gelateria o vuoi che si iscriva alla tua newsletter? Insomma, il gdpr ti mette nelle condizioni di scegliere, effettivamente, quali dati del cliente richiedere e, quindi, trattare; per questo motivo, l’azienda dovrà focalizzarsi su poche ed essenziali informazioni. Dopotutto, per iscriversi ad una newsletter non serve niente di più che un indirizzo di posta elettronica; già il nome e il cognome possono essere considerati elementi futili. Tieni, inoltre, presente che maggiore sarà il numero di dati di cui disporrai, maggiore sarà il rischio di perderli e di cadere nella sanzione. Cerca di fare una scrematura e di tenere per te solo le informazioni di cui necessiti davvero per svolgere la tua strategia di digital marketing.

  • Cookie. Quello dei cookie è un argomento particolarmente struggente per le aziende che svolgono attività di digital marketing. Infatti, poter monitorare gli spostamenti online degli utenti che visitano il nostro sito rappresenta una parte fondamentale della strategia: ci permette di capire quali azioni svolge, quali sono le sue pagine preferite, con che canale ci raggiunge e molto altro, nell’ottica di conoscere al meglio su cosa puntare. All’interno del gdpr, i cookie vengono menzionati solo una volta. “che bello!” penserai. in realtà, nonostante non occupino un ampio spazio nel regolamento, il poco spazio che occupano è incisivo. In sostanza, il gdpr 2018 dice: “le persone fisiche possono essere associate a identificatori online […] come indirizzi di protocolli internet, identificatori di cookie o altri identificatori […]. ciò può lasciare tracce che, in particolare se combinate con identificatori univoci e altre informazioni ricevute dai server, possono essere utilizzate per creare profili delle persone fisiche e identificarle”. Cosa significa tutto questo? in pratica, quando i dati riescono ad identificare una persona tramite indirizzo ip, vengono considerati dati personali. E devono essere obbligatoriamente tutelati. Rientrano in questa lista i cookie che vengono utilizzati per analisi – per esempio, Nel caso di google analytics -, pubblicità e altri servizi (come chat e sondaggi online). in questo contesto, la classica finestrella che appare quando si entra in un sito con scritto “su questo sito usiamo i cookies tecnici e di terze parti per migliorare l’esperienza di navigazione. Continuando a navigare accetti automaticamente la nostra cookie policy” – frase che ai più vuol dire tutto e niente – non ha più la valenza che aveva in precedenza. Il consenso da parte dell’utente dev’essere esplicito, attraverso un clic su una casella di attivazione che chiarifichi bene cos’è un cookie e a cosa serve o, addirittura, con la modifica delle impostazioni da parte dell’utente. Inoltre, tieni presente che anche dopo aver accettato, il visitatore del tuo sito dovrà avere la possibilità di fare dietrofront e di negare il consenso, al contrario di ciò che, normalmente, succede.

Insomma, il GDPR influenzerà il digital marketing principalmente sulla base di questi 4 elementi: a partire da questi, poi, dovrai modellare la tua strategia e i tuoi accorgimenti affinché perseguano appieno questi princìpi! Inoltre, dovrai fare in modo di rendere la tua attività di digital marketing il meno aggressiva possibile: con il GDPR che prenderà il via il 25 maggio, il cliente potrà fare richiesta esplicita di eliminazione da qualsiasi database. Non che prima non lo potesse fare, ovviamente, ma la norma era molto meno rigida e, soprattutto, molto meno conosciuta e utilizzata!

Cosa puoi fare per allineare la tua strategia di digital marketing al gdpr?

Sulla base di ciò che abbiamo appena detto – e cioè dei punti chiave del GDPR che influenzeranno la tua strategia di digital marketing – potrai intuire come la tua attività, volente o nolente, dovrà subire delle modifiche. Se finora hai lavorato nel rispetto dei dati personali, si tratterà di fare aggiustamenti minimi; ben diversa sarà la situazione che ti troverai a dover fronteggiare se fino ad oggi non ti sei ma interessato alla questione. Ma non ti preoccupare, di seguito vedremo una serie di suggerimenti idonei a rendere la tua strategia di digital marketing allineata con il nuovo regolamento sulla protezione dei dati personali.

Ecco qui alcuni consigli:

  • Parola Magica: Repermissioning! Lo so che in questo momento starai osservando lo schermo con aria incuriosita, chiedendoti se per caso ho sbagliato a scrivere la parola. Ma non è così: sto parlando davvero di “repermissioning”, anche se il termine di per sé suona strano!  Di cosa si tratta? Sicuramente nelle ultime settimane avrai ricevuto numerose e-mail o sms in cui il mittente ti chiedeva di confermare la volontà di continuare a ricevere messaggi di marketing. Una tua risposta affermativa rappresentava per l’azienda in questione una tua autorizzazione all’uso dei tuoi dati personali. Ecco, è proprio questo un processo che in gergo viene definito “repermissioning”, ossia di richiesta di un nuovo permesso. Si tratta di una fase importante per rendere la tua attività conforme al gdpr e, per questo motivo, va svolta in modo attento e preciso: ti permette, infatti, di mantenere senza problemi l’indirizzo e-mail e/o altri dati del cliente all’interno del tuo database. In questo caso si fa riferimento ad una “campagna” di repermissioning e già questo termine ti fa capire quanto sia un passo importante per la tua azienda. Il mancato consenso da parte dell’utente è, infatti, in grado di farti perdere iscritti alla tua newsletter (e, di conseguenza, potenziali clienti) con un solo clic. Per questo, il messaggio che deve pervenire al destinatario dev’essere chiaro e allo stesso tempo accattivante. Per renderlo ancora più efficace, puoi fare una selezione dei tuoi contatti: scriverai così un’e-mail personalizzata per i tuoi clienti fissi, una per coloro che generalmente visitano il sito senza acquistare, un’altra, infine, per chi compra raramente (ma lo fa ed è anche questo che conta!).

    Quando scrivi il testo di repermissing, non dimenticare di elencare in modo chiaro a cosa ti stai riferendo e perché stai inviando quell’e-mail: spiega in cosa consiste la nuova politica sulla privacy e per quale motivo ti serve un ulteriore consenso. In questo contesto il modo in cui ti poni con il contatto è fondamentale.

    Facciamo un esempio: è più probabile che tu riesca a catturare l’attenzione (e quindi ad ottenere un possibile consenso) già a partire dall’oggetto dell’e-mail, se lo intitolerai “la legge sta cambiando!”. Non specifichi, infatti, che si tratta di gdpr e, di conseguenza, una tematica che per loro può essere noiosissima, ma li lasci con il fiato sospeso mentre aprono l’e-mail. Da qui in poi potrai continuare con immagini divertenti e testi brevi e ben scritti. Alla fine, invita il contatto all’azione con una splendida call-to-action lampeggiante: prediligi la formula “desideri essere eliminato dal nostro database?” a quella del “vorresti continuare a ricevere le nostre e-mail informative?”. La prima, infatti, ti permette di continuare a inviare messaggi anche a chi non risponderà.

    Ricorda che il consenso è sempre revocabile: inserisci nelle e-mail che mandi sotto forma di newsletter un tasto per recidere in ogni momento dal servizio che offri. È importante per l’utente saper di poter tornare sui suoi passi quando lo desidera.

    Non prendere il “repermissioning” in modo superficiale: prenditi del tempo per svolgere tutte queste operazioni, non considerarla un’azione da svolgere in modo frettoloso!

  • Abolisci i form di contatto troppo specifici! Come dicevamo nel paragrafo precedente, il GDPR accetta che tu tenga per te solo dati personali per scopi specifici. È per questo che ti devi focalizzare su dati che realmente ti possono servire. Rendi snelli i tuoi form di contatto: potrebbe bastare anche solo il nome e l’indirizzo e-mail e/o il numero di cellulare. Almeno che tu non gestisca un’azienda che si occupa di capi d’abbigliamento, non ti servirà sapere la taglia della maglietta di chi si vuole mettere in contatto con te e, almeno che tu non abbia una gelateria, sarà ininfluente sapere qual è il suo tipo di gelato preferito. Per questo, fai in modo di disporre del minor numero possibile di informazioni riguardo al tuo futuro lead (ossia, potenziale cliente, colui che compila il form di contatto). Oltretutto, questo procedimento potrà invogliare nuovi utenti a mettersi in contatto con te, senza perdere ore ed ore per compilare il form, e, di conseguenza, tu potrai acquisire nuovi lead.

    Se, da un lato, questo potrebbe essere visto come uno svantaggio, in quanto sarà più difficile riuscire a cogliere i reali interessi e le reali intenzioni di chi compila il form, dall’altro lato sarai più tutelato e potrai costantemente dimostrare perché stai utilizzando un determinato dato. Sarebbe, infatti, difficile riuscire a dimostrare il motivo per cui ti serve sapere che un utente ama il gelato alla stracciatella. 

  • Elimina la spunta automatica! So che chi compila il form di contatto è, per forza di cose, interessato a mettersi in contatto con te e, di conseguenza, a ricevere tue notizie periodicamente. So anche che per l’utente la spunta automatica non è una scocciatura, anzi, evita di perdere 10 secondi della propria vita a barrare le tante caselle presenti sotto il form. Ma dare la possibilità al potenziale cliente di scegliere fin da subito se vuole far parte del database per la tua newsletter o per altri tipi di e-mail provenienti dalla tua attività è fondamentale per il gdpr. Evita, quindi, la spunta che compare in automatico quando stai compilando il form di contatto e fai in modo che la frase che l’accompagna sia semplice e chiara: l’utente sta accettando di lasciarti i suoi dati personali e lo deve fare in modo del tutto consapevole!

  • Controlla se è tutto in regola anche con il “terzo incomodo”. Come si suol dire: “tra moglie e marito non mettere il dito!”. Talvolta, però, capita di doverlo obbligatoriamente fare: quante volte ti è successo di dover fornire dati personali dei tuoi clienti al tuo commercialista per questioni burocratiche? Quante volte hai mandato un’e-mail ad un cliente e hai messo in copia nascosta un terzo contatto, per esempio un fornitore? Ecco, tutti questi casi, anche se svolti in modo innocente, ledono la privacy del cliente. Controlla che tutto sia in regola e che i “terzi incomodi” ti abbiano fornito tutta la documentazione necessaria ad indicare che questi movimenti avvengono solo per motivi burocratici e che i dati non saranno poi divulgati. Se possibile, informa fin da subito il cliente di ciò, facendoti firmare un’autorizzazione esplicita alla trasmissione di alcuni suoi dati specifici per motivi plausibili.

  • Salva tutte le autorizzazioni! Che pervengano per e-mail o in forma cartacea, non cestinare le autorizzazioni all’utilizzo dei dati personali dei tuoi clienti. Quest’azione è importante per più vari motivi: prima di tutto perché altrimenti sarebbe inutile in secondo luogo, perché, nel caso arrivi un controllo della privacy in azienda, devi dimostrare con i fatti (e non solo con le parole) di poter utilizzare questi dati negli scopi specificati all’utente. Ogni azione che compi dev’essere documentabile e acconsentita dal cliente. Di conseguenza, se per il momento non hai mai utilizzato, per esempio, la strategia di sms marketing, prima di cominciare ad inviare messaggi a tutti i numeri presenti nel tuo database, assicurati di avere il consenso e di poterli utilizzare. E tienilo salvato in caso di necessità!

  • E per i Social Network? Con ogni probabilità anche i social network più famosi (Facebook, Linkedin, Twitter,…) fanno parte integrante della tua strategia di digital marketing. Fino ad ora ci siamo occupati principalmente della posta elettronica, che è lo strumento che, per quanto riguarda il gdpr, può dare maggiori problemi, ma anche l’uso dei social media non è da meno. Da qui, infatti, tu puoi vedere tutti coloro che cliccano “mi piace” o, in qualche modo, interagiscono con il profilo della tua azienda: puoi entrare in possesso di informazioni quali il loro nome e cognome, il luogo in cui vivono, la loro data di nascita. Inoltre, puoi inviare loro messaggi. In questo caso, il consiglio che forse vale più di tutti è la creazione di un documento a parte – oltre all’informativa di cui, spero, ti starai già occupando – in cui precisi il trattamento dei dati personali che ti giungono direttamente dai social network. Puoi inserirlo all’interno del tuo profilo o del sito, in modo che sia visualizzabile a chiunque. In ogni caso, non entrare in panico: i principali social network hanno già annunciato di aver adottato tutte le misure idonee a rispettare le norme presenti nel gdpr. Di conseguenza, non sarai direttamente tu a dovertene occupare. L’importante, dal tuo punto di vista, è che tu presti sempre particolare attenzione anche a questi canali.

Un’ultima regola d’oro in questi casi è quello di tenere costantemente informato il tuo staff: è impensabile per te avere sempre tutto sotto controllo e, per questo motivo, poter contare sul fatto che anche i tuoi dipendenti fungano da garanti della privacy può divenire un ottimo vantaggio per la tua attività. Non spaventarti eccessivamente: già con queste, poche, regole, sarai a posto con la coscienza e potrai fronteggiare al meglio l’uragano GDPR! 

Come puoi sfruttare il gdpr per la tua azienda?

Lo so, sembra impossibile pensare che un simile regolamento, per i modi restrittivi con cui è stato redatto, possa realmente divenire uno strumento da sfruttare per il tuo business. Ma sono qui a dimostrarti che non è sempre così e che, anzi, il GDPR in alcuni casi può divenire addirittura un beneficio per la tua azienda! Infatti, sempre secondo il report di RSA (e, di conseguenza, i 7.500 consumatori provenienti da diversi Paesi intervistati!), il 41% degli utenti decide volontariamente di rilasciare dati fittizi quando si deve registrare a servizi online. Questo potrebbe avvenire semplicemente per due ragioni: perché una gran parte degli intervistati non ha voglia di ricevere “marketing indesiderato” o perché si sente insicuro sul web. È in questo contesto che il GDPR può divenire un valore aggiunto per la tua attività: dimostrando di avere a cuore i dati personali dei tuoi potenziali clienti, guadagnerai punti extra ai loro occhi! Come fare? Negli ultimi mesi ho assistito a molti post su Facebook con foto dei titolari e dell’intero staff impegnati in un corso sulla protezione dei dati personali. Non solo. Alcuni hanno inserito un’informativa specifica all’interno del loro sito: questo documento rappresenta tutto ciò che un utente autorizza quando decide di compilare il form di contatto. Il fatto di mostrare la massima chiarezza e trasparenza rappresenta un beneficio per chi, sulla rete, non si sente pienamente protetto. In questo modo, potrai spiccare sulla concorrenza – che ha sottovalutato l’argomento – e attirare un maggior numero di potenziali clienti, che si sentono pienamente a proprio agio tra le tue braccia.

Ricordati di sfruttare il flusso d’onda che il GDPR 2018 ha portato con sé: negli ultimi mesi, come dicevamo, questo regolamento è entrato a far parte di ogni famiglia. Ne hanno parlato più e più volte al telegiornale, sui giornali e nei vari articoli apparsi in Rete. In pratica, c’è stata una sensibilizzazione generale dei cittadini nei confronti dei dati personali: se fino ad aprile 2016 quasi nessuno si interessava all’argomento, oggi tutti sono informati. Il GDPR è diventato il “trending topic” degli ultimi mesi e sfruttarlo per ottenere ulteriore visibilità e fiducia può essere la soluzione migliore.

Per quanto riguarda il processo sopra citato di “repermissioning”, ossia quei messaggi che devi inviare ai tuoi clienti affinché autorizzino espressamente il trattamento dei loro dati personali e la ricezione di e-mail o altri servizi informativa da parte tua, sappiamo che non si tratta di un procedimento utile dal tuo punto di vista. La maggior preoccupazione delle aziende in questo contesto è, infatti, preoccupata di perdere numerosi lead. E, effettivamente, il rischio c’è. Ma non ti preoccupare! Tieni presente che:

      1. Chi decide di abbandonare la tua newsletter, non è mai stato un “potenziale cliente”, bensì qualcuno che, magari, si è interessato alla tua attività in un certo periodo della sua vita e ora non necessita dei prodotti o servizi che puoi offrire;

      2. Chi, invece, decide di restare con te, è realmente interessato a tutto ciò che offri e vuole essere aggiornato sulle tue ultime novità e comunicazioni. Insomma, è proprio il caso di dirlo: “pochi ma buoni”, si tratta, dunque, di un modo per sfoltire il tuo database e tenere con te solo chi vuole far parte del “team” di coloro che seguono la tua attività.

In conclusione

In questo articolo abbiamo visto come il GDPR 2018 influenzerà la tua attività di digital marketing. Si tratta di un regolamento per la protezione dei dati personali che uscirà nel giro di poche ore, venerdì 25 maggio, e che cambierà il modo di operare delle aziende dell’UE. In pratica, diverrai titolare del trattamento dei dati personali dei tuoi clienti o potenziali tali e, per questo, dovrai prestare attenzione alle tue mosse. In particolare, dovrai dimostrare di aver ottenuto consensi espliciti da parte di tutti i tuoi contatti all’utilizzo dei cookie, dei loro indirizzi e-mail, dei loro nomi e cognomi e così via. Fai, dunque, in modo di snellire il form di contatto: se disporrai di un numero limitato di dati, sarà più facile evitare di perderli e, soprattutto, avere meno responsabilità che pesano sulla schiena della tua azienda. Cosa puoi fare per sentirti sicuro in questo frangente? Il “repermissioning” è, indubbiamente, la prima attività che devi svolgere: invia e-mail o SMS ai tuoi clienti in cui chiedi l’autorizzazione all’utilizzo dei loro dati. Stai attento a disporre di consensi specifici anche per il commercialista o chiunque altro “terzo” che entra in contatto con questi dati. Inoltre, elimina le spunte automatiche dal form di contatto o di registrazione e, soprattutto, salva tutte le autorizzazioni. Ti serviranno in caso di controllo. Come puoi sfruttare il GDPR? Frequenta corsi riguardo la protezione dei dati personali e dimostra ai tuoi contatti di avere a cuore i loro dati personali: si sentiranno più sicuri e tu guadagnerai facilmente la loro fiducia. Cavalca l’onda di visibilità che il GDPR 2018 sta portando con sé. Sarà un ottimo modo per sfruttare al meglio una normativa che, dal punto di vista della tua azienda, risulta piuttosto pesante. Ricorda di non entrare nel panico e di fare in modo di trovare un equilibrio per le accortezze che dovrai apportare alla tua attività: questo regolamento non deve limitarti, ma solo permetterti di prestare maggior attenzione alle azioni che svolgi con i dati personali dei tuoi clienti.

Stefano Robbi

Stefano Robbi

C.E.O. di NetStrategy. Appassionato di digital marketing con forte propensione all’analisi quantitativa dei dati, ha dato vita al cuore digitale di NetStrategy® nel lontano 2009. Alla passione e alle competenze maturate sul campo nell’ambito del search marketing, Stefano può accostare una formazione specifica di marketing strategico, acquisita nel M.Sc. in Marketing Management all’Università Bocconi e nella pregressa esperienza presso Microsoft Italia.

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