1 - l’analisi della situazione attuale
Il punto di partenza per comprendere lo stato di salute del nostro sito è l’analisi della situazione attuale. Questa fase è fondamentale per:
- Fare confronti di anno in anno;
- Capire se il sito ha avuto miglioramenti o peggioramenti nel corso del tempo;
- Rilevare eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi originari.
Qual è lo strumento fondamentale per svolgere un’analisi SEO di questo tipo?Google Analytics. Attraverso questo tool è possibile tenere traccia delle visite, dei nuovi utenti e dei contatti che arrivano al sito in questo periodo e dei canali di provenienza.
Analytics è fondamentale anche per fare confronti rispetto ai periodi precedenti. In questo caso, è bene tenere in considerazione anche la stagionalità, che può incidere sul numero di visite. È difficile, infatti, che un utente ad agosto, mentre è al mare, ricerchi una destinazione per capodanno. È bene quindi paragonare il periodo attuale con lo stesso dello scorso anno, proprio per evitare che i dati si rivelino sfalsati da una fisiologica diminuzione delle ricerche delle parole chiave da parte degli utenti.
In questo step è necessario tenere gli occhi ben aperti. Ogni anomalia, anche la più piccola, può indicare la presenza di criticità e frizioni che non permettono di ottenere visibilità sui motori di ricerca. O, peggio ancora, l’avvio di una penalizzazione da parte di Google, che piano piano inizierà a posizionare sempre più in basso le nostre pagine nella SERP. Se notiamo qualcosa di strano, la prima cosa da fare è analizzare l’andamento dei singoli canali (organico, diretto, pay-per-clic e social network) per comprendere da dove deriva il problema. Per esempio, può essere che i nostri ultimi post su Facebook non abbiano prodotto clic come in passato o che le nostre campagne di paid advertising debbano essere riviste ed ottimizzate. Se, invece, il problema è nel canale organico, sarà necessario proseguire con l’analisi SEO per individuarne le radici.
Alla fine di questa prima fase di analisi potremo trovarci di fronte a 3 scenari differenti:
- Il nostro sito sta perdendo progressivamente visite e necessita di una diagnosi più approfondita;
- Il nostro sito sta acquisendo nuove visite. In questo caso agiremo per mantenere il ranking e per posizionarci per un maggior numero di parole chiave, attraverso la creazione di nuovi contenuti (blog o pagine statiche);
- Il nostro sito si trova in una situazione di stallo, né negativa né positiva. In una situazione del genere è fondamentale pianificare azioni volte ad incrementare le visite (per esempio, migliorare il posizionamento per quelle keyword per le quali attualmente non siamo visibili).
La fase 2 dell’analisi SEO, quella più tecnica, è essenziale soprattutto se ci troviamo nella prima situazione.
2 - Gli errori tecnici
Nel momento in cui constatiamo che il nostro sito ha un problema, scaviamo più a fondo per individuarne le problematiche. L’obiettivo di questa seconda fase di analisi è quello di individuare tutte quelle criticità tecniche che possono causare frizioni nell’acquisizione di ranking. Esse non sono sempre visibili in superficialità e, per essere trovate, è necessario andare oltre ciò che si vede “a occhio nudo”. Vediamo qualche esempio.
Sono presenti errori 404?
Quante volte ci capita di entrare in un sito, navigarlo e imbatterci nel tristissimo errore 404? “page not found” indica che il client (il nostro browser) si è connesso correttamente al server del sito, ma non è stato in grado di trovare la risorsa richiesta. Da cosa può essere causato l’errore 404? Immaginiamo di gestire un sito di viaggi. Quando il viaggio che abbiamo organizzato non è più attivo, ne cancelliamo la pagina. Tuttavia, un vecchio post su Facebook rimanda ancora a quel viaggio e un utente incuriosito cerca di accedervi. In questo caso l’utente riesce ad entrare nel sito, ma non trova il contenuto che stava cercando.La presenza di errori 404 può causare problemi non indifferenti lato utente e quindi anche lato SEO. Per individuare questo errore utilizziamoGoogle Search Console e per correggerlo facciamo un redirect, ossia un reindirizzamento dalla pagina obsoleta ad una nuova pagina.
Qual è il livello di velocità di caricamento nelle pagine?
La velocità di caricamento delle pagine di un sito influisce notevolmente sulle sue prestazioni SEO. Sappiamo infatti che ciò che conta di più per il motore di ricerca è offrire sempre il miglior contenuto all’utente. Per questo, il visitatore di un sito che non riesce a visualizzare chiaramente le pagine entro pochissimi secondi, è portato ad uscirne immediatamente; Google percepisce questo “rimbalzo” come l’insoddisfazione dell’utente ed è portato ad abbassare il ranking di quel sito.
Grazie a tool tecnici (per esempio, PageSpeed Insights) è possibile valutare la velocità di caricamento da mobile e da desktop.
Se notiamo delle criticità nel caricamento delle pagine del sito, dobbiamo agire immediatamente. In che modo? Ecco qualche esempio:
- Ridurre le dimensioni delle immagini;
- Minimizzare il numero di redirect 301;
- Optare per un server migliore;
- Sfruttare la cache del browser.
Si visualizza bene dal mobile?
Un ulteriore fattore determinante nel posizionamento organico del sito è la visualizzazione da mobile. Oggi, sempre più spesso gli utenti si connettono a Google da smartphone o tablet. Per questo può capitare che i siti realizzati anni e anni fa siano ottimizzati solo lato desktop e presentino lacune nel caricamento delle pagine lato mobile. Evitare di prestare attenzione alla visualizzazione da mobile può comportare diverse difficoltà nella navigazione, per esempio:
- Essere costretti a zoomare e ridurre costantemente gli elementi per visualizzarli correttamente;
- Font troppo piccoli o troppo grandi;
- Pop-up o altri banner pubblicitari troppo invasivi.
Vuoi conoscere quali criticità presenta il tuo sito lato mobile? Utilizza
Responsinator, tool che ti permette di capire come visualizzano il tuo sito gli utenti provenienti da molteplici dispositivi.
Quali sono le pagine che Google considera “prioritarie”?
Giunti a questo punto, ci chiediamo: abbiamo stabilito quali pagine siano prioritarie per Google? Può capitare che più pagine presentino il medesimo contenuto: come vedremo di seguito, ciò risulta altamente controproducente per il motore di ricerca. Facciamo un esempio: nel nostro e-commerce sono presenti 2 creme solari identiche; l’unica differenza è che una è pari a 50 ml e l’altra 75 ml. In questo caso, la descrizione del prodotto e l’URL è quasi identica e può confondere i crawler del motore di ricerca. È per questo che nasce il rel=canonical. Questo tag ha la funzione di un indicatore per il motore di ricerca. Grazie al rel=canonical, riesce a comprendere quale pagina dev’essere considerata “canonica” – prioritaria – e a destinarne un maggior budget nell’analisi del sito. A questo punto analizziamo le pagine che presentano contenuti duplicati e valutiamo se in una di esse è presente il tag rel=canonical. Se così non è, è necessario agire subito: inseriamo la stringa nella pagina che consideriamo prioritaria. Nella pagina secondaria, invece, creeremo un link che rimandi alla prima: . A livello visivo non noteremo nulla di diverso. Implicitamente, però, avremo realizzato un “soft redirect”, visibile solo al motore di ricerca. E avremo così arginato il problema dei contenuti duplicati.
3 - Analisi dei contenuti
Il content marketing è strettamente correlato alla SEO. È grazie ai contenuti, siano essi testuali o multimediali, che è possibile posizionarsi per molteplici parole chiave ricercate dal proprio target di riferimento. Per questo motivo, è fondamentale comprendere se le keyword selezionate sono quelle più efficaci e se sono state utilizzate in modo congeniale all’interno del sito. È la fase di analisi dei contenuti.
Per quali keyword appariamo?
L’analisi delle parole chiaveè uno degli step essenziali per la SEO. Scegliere alla cieca le keyword per le quali il nostro sito apparirà rischia di rendere del tutto inefficace la nostra strategia di SEO. Per questo, le parole chiave selezionate devono rispondere a 3 requisiti:
- Volume di ricerca elevato;
- Livello di concorrenza basso;
- Pertinenza al core business.
Come facciamo a capire se stiamo orientando la nostra strategia nella direzione corretta? Sfruttiamo i dati che Google Search Console mette a nostra disposizione. In questo caso è necessario prestare attenzione al numero di impressioni totali (ossia quante volte il nostro sito è stato visualizzato dall’utente all’interno della SERP) e al valore della posizione media per ogni keyword. A questo punto, possiamo individuare 2 situazioni principali:
- Sia il posizionamento medio che il numero di impressioni è basso. Possiamo sostenere che il nostro sito deve acquisire visibilità su Google per quella keyword per poter incrementare le visite e i contatti;
- Il posizionamento medio è elevato, ma il numero di impressioni è basso. A questo punto si può dedurre che ci sia un problema di stagionalità o che la parola chiave non presenta un volume di ricerca;
- Il posizionamento medio è basso, ma il numero di impressioni è alto. L’utente non trova nei nostri competitor (coloro che sono posizionati prima di noi) la risposta che sta cercando.
Queste sono solo alcune delle ipotesi che si possono fare a partire dai dati rilasciati da Google Search Console. In qualunque caso, è necessario ottimizzare la strategia per fare in modo di ottenere il massimo dalla strategia SEO.
Le pagine presentano i metatag?
Un’efficace strategia di ottimizzazione per i motori di ricerca non può prescindere dalla creazione di meta tag (meta title e meta description) per ogni pagina del sito, sia essa statica o un articolo del blog. Questi elementi hanno una duplice funzione:
- Permettono al motore di ricerca di comprendere in modo rapido per quale keyword si desidera posizionare la pagina;
- Quando sono accattivanti e contengono la call-to-action (per esempio, “Scopri di più!”, “Leggi ora”, “Acquista subito!”), spingono l’utente ad entrare nel risultato apparso nella SERP.
Esistono tool tecnici, come Screaming Frog, in grado di indicarci eventuali pagine prive di meta title e meta description.
Inoltre, questi strumenti ci mostrano anche il numero di caratteri utilizzati sia per i meta title, sia per le meta description. Ciò ci permette di comprendere se abbiamo superato il limite massimo di caratteri consentito da Google, che è rispettivamente di 65 e 165 battute.
Sono presenti contenuti duplicati?
I contenuti duplicati rappresentano una vera e propria piaga per molti siti, soprattutto se eCommerce. Molto spesso, per comodità, si preferisce fare un copia-incolla da testi presenti all’interno del medesimo sito o in altri siti, arricchendo così in modo sbagliato e inefficace le proprie pagine.
Da qualche anno a questa parte, i contenuti duplicati sono divenuti una delle principali cause di penalizzazione di un sito. Abbiamo già visto che possiamo arginare questo problema per mezzo del rel=canonical. Ma c’è comunque un’altra strada da percorrere, che può produrre decisamente risultati migliori: realizzare testi originali. Come capire quali contenuti andare a creare? Per farlo possiamo utilizzare CopyScape, che ci indica probabili corrispondenze tra i nostri testi e quelli presenti all’interno di altri siti. Una volta individuati, è possibile agire per fare in modo che i contenuti siano creativi e originali: ciò permetterà anche di rendere più coinvolgente la comunicazione con l’utente, incrementando il numero di contatti.
Stai eccedendo con l'ottimizzazione seo?
Ottimizzare il sito per il motore di ricerca va benissimo, ma anche qui eccedere può diventare un problema. Google si accorge facilmente quando si trova di fronte ad un caso di over optimization: con questo termine intendiamo tutte quelle pratiche che abusano delle tecniche SEO per far sì che il motore di ricerca posizioni in modo più rapido ed efficace il sito web.
Ti è mai capitato di leggere un articolo sul web e di notare uno stile di comunicazione “macchinoso”? In questi casi normalmente alcune parole sono presenti all’interno del testo non tanto per offrire un “plus” a chi legge, quanto per metterle in evidenza al motore di ricerca. Eccone un esempio:
Analizziamo quindi il contenuto dei testi presenti all’interno del nostro sito. Si presentano difficili da comprendere e potrebbero essere stati redatti con il solo scopo di ottenere visibilità su Google? Non è necessario ripetere la keyword decine e decine di volte nel corso di un articolo per renderlo ottimizzato. Il motore di ricerca oggigiorno è sufficientemente intelligente da comprendere per quale parola chiave vogliamo ottenere ranking senza dover ricorrere a inutili stratagemmi.
4 - L’analisi dei backlink
Ricapitolando: abbiamo analizzato la situazione di partenza del nostro sito, ne abbiamo individuato gli errori tecnici e abbiamo ottimizzato i nostri contenuti testuali e multimediali. Manca ancora qualcosa? Certo che sì: l’analisi dei backlink per la SEO è uno step fondamentale.
Si tratta di quella branca che è definibile “SEO off-site”, perché si svolge all’esterno del sito. L’obiettivo è quello di raggiungere un elevato numero di link in entrata, per acquisire maggiore credibilità e autorevolezza agli occhi del motore di ricerca. Tutta questa strategia si rivela inutile se al nostro sito arrivano collegamenti nocivi. Questi sono così definiti perché provengono da siti che:
- Non hanno nulla a che fare con il main topic del nostro sito;
- Non hanno visibilità sui motori di ricerca o, addirittura, sono stati penalizzati;
- Non presentano contenuto, ma solo elenchi di link.
Majestic può aiutarci a valutare la qualità dei link in entrata e a selezionare quelli che potrebbero comportare un problema per il nostro sito. Cosa fare per rifiutarli? In questi casi utilizziamo il disavow, che rende questi collegamenti pressoché impossibili al motore di ricerca.
5 - L'analisi della concorrenza
Ora che abbiamo effettuato un’analisi a 360° del nostro sito, non ci resta che dare il via a quella strategia SEO che possiamo definire “migliorativa”. Abbiamo infatti risolto tutte le criticità presenti nel nostro portale web e non ci resta che agire per fare in modo che Google acquisisca maggiore fiducia nei nostri contenuti. È in questo contesto che entra in gioco l’analisi della concorrenza. Questa pratica ha come obiettivo quello di mettere sotto la lente d’ingrandimento i nostri competitor, studiandone le mosse per riuscire a superarli. Quali elementi si rivelano essenziali nell’analisi SEO della concorrenza?
- Posizionamento. Come sono posizionati i nostri competitor per parole chiave ricercate dal nostro target di riferimento?
- Sito web. In che modo i nostri competitor hanno strutturato l’alberatura del loro sito? C’è qualche pagina che noi non abbiamo realizzato e che invece potrebbe rivelarsi utile per il nostro business?
- Contenuti. Qual è lo stile di comunicazione adottato dai competitor? Il blog aziendale è particolarmente popolato? Se sì, possiamo trarre qualche nuova keyword a cui prima non avevamo pensato?
- Link building. studiamo i collegamenti che mirano al sito della concorrenza e svolgiamo un’attenta selezione, scegliendo i migliori. Potremo strutturare una strategia che ci permetta di instaurare una collaborazione con questi siti e di ricevere link?